La parola della settimana: ESPRESSIONISTI



espressionisti 

(Parole crociate senza schema 90133)


Forma m. plur. del sost. e agg. m. e f. "espressionista" [termine costruito su "espressionismo", sulla falsariga del fran. expressionnisme e del ted. Expressionismusdal latino expressio, der. di exprimĕre, "esprimere"]: chi, in arte o letteratura, è seguace o fautore dell'espressionismo; [come agg.] che concerne l'espressionismo o ne attua i principi.

L'espressionismo è stato un movimento culturale d'avanguardia emerso all'inizio del XX secolo, che ha influenzato profondamente diverse forme d'arte, tra cui il cinema. Questo movimento, radicato principalmente in Germania, enfatizzava l'espressione di pensieri, emozioni ed esperienze interiori rispetto alle rappresentazioni realistiche del mondo. L'attenzione si concentrava sulla distorsione della realtà per evocare stati d'animo o idee, spesso utilizzando colori audaci, forme esagerate e forti contrasti.

Nel cinema, che è l'ambito che ci interessa in relazione alla parola della settimana, l'espressionismo trovò un mezzo unico e potente per i suoi ideali. L'influenza del movimento sul cinema si è manifestata soprattutto negli anni Venti in Germania, dando origine a quello che oggi è noto come cinema espressionista tedesco. In questo periodo i registi sperimentarono tecniche visive e narrative per esprimere stati psicologici e idee astratte.

Uno dei contributi più significativi dell'espressionismo al cinema fu l'enfasi posta sulla mise-en-scène, la disposizione delle scenografie e delle proprietà sceniche in un'opera teatrale o cinematografica. I film espressionisti tedeschi si caratterizzavano per l'uso di scenografie altamente stilizzate con angoli asimmetrici, dimensioni esagerate e forti contrasti fra luce e buio. Questi elementi creavano un'atmosfera onirica, a volte da incubo, che rappresentava visivamente le emozioni interne dei personaggi. Ad esempio, le scenografie distorte ed esagerate venivano spesso utilizzate per simboleggiare il turbamento emotivo o lo stato mentale disturbato di un personaggio.

Anche le tecniche di illuminazione del cinema espressionista erano rivoluzionarie. Luce cruda e ombre nette venivano utilizzate per creare un senso di disagio e per accentuare l'intensità emotiva delle scene. L'uso del chiaroscuro divenne un segno distintivo dello stile e influenzò profondamente il successivo genere noir.

Inoltre, l'espressionismo nel cinema non riguardava solo lo stile visivo, ma aveva anche un impatto sulla narrazione. Le narrazioni spesso esploravano temi di angoscia esistenziale, conflitti psicologici e il lato oscuro della natura umana. Le vicende narrate erano spesso non lineari e abbracciavano contenuti astratti e simbolici. Questo si distaccava dalle narrazioni tradizionali dell'epoca, che tendevano ad essere più dirette e realistiche.

Per quanto riguarda i registi espressionisti è essenziale riconoscere il ruolo centrale che hanno avuto nel plasmare i contorni estetici e tematici del movimento, soprattutto nel cinema tedesco. Questi registi non solo hanno ridefinito le tecniche cinematografiche, ma hanno anche infuso nei loro film profonde sfumature psicologiche ed esistenziali.

L'opera di Fritz Lang, forse una delle figure più influenti del movimento espressionista,  è caratterizzata da una costante preoccupazione per il fato e il destino umano, oltre che da uno stile visivo distinto e personale. Il suo capolavoro, "Metropolis" (1927), è un ottimo esempio di cinema espressionista, con le sue elaborate scenografie futuristiche e l'esplorazione di temi sociali e tecnologici. I film di Lang sono spesso caratterizzati da un'illuminazione spoglia e ad alto contrasto, e da giochi di ombre, che diventano un marchio di fabbrica dello stile espressionista.

Fritz Lang (a sinistra) con il fotografo De Land, 1938.
Foto Cine Mundial.

Un altro esponente importante, F. W. Murnau, è noto soprattutto per "Nosferatu" (1922), un adattamento non ufficiale di "Dracula" di Bram Stoker. L'uso di ombre inquietanti, di angolazioni distorte e di un innovativo lavoro della macchina da presa da parte di Murnau non solo definì il genere horror, ma esemplificò anche l'attenzione espressionista per il turbamento interiore e il terrore esistenziale. Il suo lavoro successivo, "Sunrise: A Song of Two Humans" (1927), anche se realizzato a Hollywood, porta con sé la sua sensibilità espressionista, in particolare per quanto riguarda la narrazione visiva e l'esplorazione di emozioni complesse.

L'eredità dell'espressionismo nel cinema è significativa. La sua influenza è visibile in diversi generi e movimenti successivi, dal film noir alle avanguardie. I film di registi come Alfred Hitchcock e Tim Burton, tra gli altri, sono chiaramente influenzati dalle tecniche espressioniste. Ancora oggi, gli elementi visivi e tematici dell'espressionismo continuano a ispirare registi di varie scuole e paesi, a testimonianza dell'impatto duraturo di questo innovativo movimento artistico.

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