La parola della settimana: IPOSTILO
ipòstilo
(Incroci obbligati 33141)
Ipòstilo, agg. [gr. ὑπόστυλος /hypóstylos/, der. di ὑπό /hypό/ "sotto" e στῦλος /stŷlos/ "colonna": letteralmente "sotto le colonne"]: termine architettonico che descrive una grande sala con un tetto sostenuto da colonne. In generale, "sala ipostila" identifica qualsiasi stanza il cui tetto poggi su colonne disposte in fila, permettendo uno spazio vasto e aperto, ma strutturalmente sostenuto da numerosi pilastri. Questo stile era ampiamente utilizzato nell'antico Egitto, in Grecia, in Persia e in altre culture per costruire grandi strutture come templi e palazzi.
Sebbene il termine sia di origine greca, la forma ipostila ha probabilmente avuto origine in epoca precedente, nell'architettura dei templi egizi, evolvendosi in modo indipendente o essendo influenzata da forme architettoniche ancora più antiche.
La sala ipostila raggiunse notevole importanza nella costruzione dei templi dell'antico Egitto, intorno al XVI secolo a.C., in particolare in strutture come il Tempio di Karnak e il Tempio di Luxor. Questi edifici avevano sale ipostile progettate non solo per la loro grandiosità estetica, ma anche per scopi funzionali, in quanto consentivano grandi assembramenti di pubblico fornendo al contempo un solido supporto strutturale al tetto.
Nell'antica Grecia e in Persia, le strutture ipostile furono adattate alle esigenze stilistiche e funzionali dell'architettura monumentale. Gli esempi persiani, come le grandi sale per le udienze di Persepoli, utilizzavano il formato ipostilo, ma adattavano gli stili e le configurazioni delle colonne, distinguendolo dallo stile egizio.
L'adattamento romano si spinse oltre, integrando il principio ipostilo nelle basiliche e nei grandi spazi pubblici, portando infine a influenze nella progettazione delle chiese paleocristiane. La tecnica ipostila trovò poi applicazione nell'architettura islamica, in particolare nelle moschee, dove file di colonne sostenevano interni ampi e aperti, adatti alla preghiera comune.
Tecnicamente, le sale ipostile sono definite da file di colonne disposte sistematicamente, spesso in modo simmetrico, per sostenere il peso del tetto su un ampio spazio aperto. Nelle strutture antiche, travi di legno o lastre di pietra venivano posizionate sulle colonne per creare il tetto. Questo spesso richiedeva un gran numero di colonne per garantire la stabilità. Le sale ipostile utilizzavano spesso finestre a cleristorio (piccole aperture in cima alle pareti o tra un livello e l'altro) per la luce e la ventilazione, come si vede nella Grande Sala Ipostila di Karnak.
La fitta disposizione delle colonne è caratteristica delle sale ipostile e può creare un effetto simile a una foresta, con colonne di varie altezze e capitelli intricati che aggiungono ricchezza decorativa alla sala.
La forma ipostila ha continuato a evolversi nel corso dei secoli. Nell'architettura islamica medievale, gli edifici ipostili sono stati implementati nelle moschee, in particolare nella Grande Moschea di Kairouan in Tunisia e nella Mezquita di Córdoba in Spagna. La struttura flessibile consentiva agli architetti di espandere orizzontalmente la sala di preghiera in funzione dell'aumento della congregazione.
Con il progredire delle tecniche architettoniche, le strutture ipostile lasciarono il posto a spazi più aperti, a volta, soprattutto con lo sviluppo degli stili architettonici romano e gotico, che introdussero archi e cupole, consentendo campate più ampie senza uso eccessivo di colonne.
Sebbene le sale ipostile non siano comunemente utilizzate negli edifici moderni, il concetto compare occasionalmente in grandi edifici pubblici, musei, atri e saloni, dove la struttura del tetto sostenuta da colonne evoca solennità o riferimenti storici. Per esempio, il Museo del Louvre di Parigi ha un ingresso ispirato alle antiche sale ipostile, con colonne e spazi aperti in omaggio al passato.
In sostanza, la forma ipostila, quale solzione architettonica per la creazione di vasti spazi aperti sostenuti da file di colonne, fornisce integrità strutturale e impatto visivo. Essa rimane nell'architettura moderna come un potente riferimento alle ricchezza culturale delle tecniche architettoniche antiche.
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