La parola della settimana: GRAMMELOT
grammelot
(Parole crociate senza schema 54143)
Il grammelot è un'originale tecnica teatrale che utilizza suoni, ritmi, toni e gesti inventati per trasmettere storie, battute e significati senza ricorrere a una lingua vera e propria. È una sorta di linguaggio espressivo, spesso composto da onomatopee, frammenti di vari dialetti e sillabe senza senso, in grado di creare una forma di discorso che trascende le barriere linguistiche. Il risultato è qualcosa di comprensibile al pubblico di qualsiasi livello e provenienza solo attraverso l'intonazione e l'espressione fisica.
Le origini del grammelot risalgono alla commedia dell'arte italiana del XVI secolo, quando gli artisti itineranti dovevano intrattenere folle di persone di diverse regioni e lingue. Mescolando in modo creativo frammenti di dialetti con inventiva vocale e gestuale, questi attori potevano raccontare storie e far ridere la gente senza essere compresi parola per parola. Il termine “grammelot” stesso potrebbe derivare dal francese grommeler (“borbottare”) o dal veneziano gramolàr, che ha significato analogo.
In epoca moderna, Dario Fo, drammaturgo e attore, nonché vincitore del premio Nobel per la letteratura, è accreditato di aver fatto rinascere e perfezionato il grammelot. Nella sua celebre opera teatrale Mistero buffo (1969), Fo ha utilizzato un mix unico di dialetti italiani arcaici e pura invenzione vocale per creare potenti monologhi di satira politica, accessibili anche a chi non conosce l'italiano. Attraverso il grammelot, Fo ha raggiunto un livello di chiarezza emotiva e drammatica in grado di superare le barriere linguistiche.
Altri usi degni di nota del grammelot includono la canzone senza senso di Charlie Chaplin nel firm Tempi moderni (1936), che imitava il suono di più lingue europee, e il lavoro vocale di Carlo Bonomi nell'amato programma per bambini Pingu, dove tutti i dialoghi sono pronunciati in un “pinguinese” simile a un balbettio, ispirato al grammelot. Allo stesso modo, la serie animata italiana La linea presenta un personaggio che parla in grammelot, le cui vocalizzazioni esprimono significati basandosi interamente sull'intonazione e sul gesto.
Tra i grandi artisti italiani che hanno abbracciato il grammelot, Gigi Proietti si distingue come un vero maestro. Noto per la sua dinamica presenza scenica, il talento linguistico e l'acume, Proietti si esibiva spesso in elaborati numeri di grammelot, in cui imitava i suoni e i ritmi di varie lingue del mondo, come l'inglese, il francese, il tedesco, l'arabo e il cinese, senza pronunciare una sola parola in alcuna di queste lingue. In questi pezzi, spesso chiamati “il grammelot delle lingue”, imitava gli accenti stranieri in modo così convincente che il pubblico poteva riconoscere immediatamente la “lingua” parlata, anche se questa era completamente inventata. Il viso espressivo, il tempismo comico e l'agilità vocale di Proietti hanno reso queste esibizioni indimenticabili e molto divertenti.
Il grammelot, in tutte queste forme, rivela quanto profondamente facciamo affidamento sul tono, sul ritmo e sugli indizi non verbali per dare un senso al discorso. È una celebrazione della voce umana come strumento, non solo di comunicazione, ma di arte.
Commenti
Posta un commento