La parola della settimana: BEGHINI



beghini 

(Triplici incroci obbligati 5893)


Forma plur. di "beghino" [dal latino medioevale beguinus], nome s. m. con cui si indicarono gli appartenenti ad associazioni religiose simili a quelle delle beghine (vedi più oltre). Nell'uso comune, il termine ha acquisito il significato di "bacchettone" o "bigotto". 

Le beghine erano donne laiche, spesso nubili o vedove, che sceglievano una vita di devozione religiosa, semplicità e comunità, senza prendere voti permanenti né ritirarsi completamente dal mondo. A differenza delle suore, non erano vincolate dalla clausura o da un impegno a vita. Potevano lasciare le loro comunità, possedere beni e, in teoria, sposarsi. Questa flessibilità era rivoluzionaria nell'ambito della Chiesa medievale, che apprezzava la gerarchia, la permanenza e la mediazione maschile tra Dio e i fedeli.

Il termine “beghine" deriva probabilmente da diverse fonti sovrapposte. Una teoria lo collega a Lambert le Bègue (“Lambert il balbuziente”), un sacerdote di Liegi del XII secolo, che promuoveva la vita religiosa laica, in particolare per le donne. Altri suggeriscono che derivi dal termine medio-olandese beggen, che significa “pregare”, o forse da un soprannome leggermente dispregiativo che implica il borbottare o mormorare preghiere. 

Quale che sia la sua origine, all'inizio del XIII secolo, il termine “beghine” definiva un fenomeno crescente e unico: donne che perseguivano una vita spirituale al di fuori della tradizionale struttura monastica. In latino ecclesiastico, queste donne erano chiamate beguinae (plurale femminile), dall'aggettivo beguinus, -a, -um, latinizzazione formale del termine vernacolare che apparve presto nei registri sinodali e nei decreti inquisitoriali.

Sebbene fossero presenti in varie parti d'Europa, le beghine erano più radicate nei Paesi Bassi, in particolare nell'attuale Belgio. Città come Gand, Bruges, Lovanio e Mechelen ospitavano fiorenti beghinaggi, comunità chiuse costituite da file di case modeste, una cappella, giardini e laboratori. Non si trattava di conventi, ma di quartieri autosufficienti, popolati da donne motivate spiritualmente, spesso sostenute dalla classe media urbana o dalla nobiltà locale. La struttura del beghinaggio offriva sicurezza, autonomia e sorellanza in un'epoca in cui le donne avevano poche alternative al matrimonio o alla vita claustrale.


Louis Tytgadt, Le Petit Béguinage de Gand, 1886,
olio su tela, 158 x 122 cm.
Musée d'Art Moderne et d'Art Contemporain, Liegi (Belgio).


Il successo del movimento delle beghine in Belgio fu dovuto a diversi fattori. Dal punto di vista economico, la regione era prospera, con fiorenti industrie tessili che impiegavano donne. Dal punto di vista sociale, le conseguenze delle crociate e delle pestilenze avevano lasciato un surplus di donne nubili. Dal punto di vista spirituale, il crescente desiderio di devozione personale e vernacolare, al di fuori della liturgia latina e della mediazione clericale, trovò espressione nell'enfasi delle beghine sul misticismo, la carità e la preghiera contemplativa.

Molte beghine erano infatti altamente istruite e profondamente mistiche. Scrittrici come Hadewijch da Anversa e Mechthild da Magdeburgo composero poesie e visioni estatiche che mescolavano l'amore divino con immagini sensuali. La loro insistenza sull'unione diretta con Dio, senza l'intercessione sacerdotale, suscitò l'ammirazione di alcuni e il sospetto di altri. Mentre molte beghine rimasero ortodosse, altre, come Marguerite Porete, bruciata sul rogo nel 1310, entrarono in conflitto con la Chiesa per aver promosso idee associate a movimenti eretici come quello dello Spirito Libero.

Nel 1311-12, il Concilio di Vienne condannò alcune credenze delle beghine, ma non soppresse l'intero movimento. Molti beghinaggi in Belgio ricevettero protezione locale o addirittura papale e continuarono a funzionare per secoli. Alcuni furono assorbiti da strutture religiose più formali, altri gradualmente scomparvero. È degno di nota il fatto che i beghinaggi resistettero nelle Fiandre fino al XX secolo, quando l'ultima beghina conosciuta, Marcella Pattyn, morì a Kortrijk nel 2013.

Oggi, diversi beghinaggi in Belgio, come quelli di Bruges, Lovanio e Gand, sono patrimonio mondiale dell'UNESCO, a testimonianza di un movimento religioso che era allo stesso tempo umile e radicale. Si può dire che le beghine vivevano tra due mondi: né suore né ribelli, né all'interno della Chiesa né completamente al di fuori di essa. In questo modo, crearono uno spazio per l'autonomia, la comunità e la devozione  femminile, secoli prima che tali concetti prendessero forma.

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