La parola della settimana: GALLIENO



Gallieno 

(Incroci obbligati 64133)


Publius Licinius Egnatius Gallienus (c. 218-268 d.C.) divenne imperatore romano nel 253 d.C., inizialmente condividendo il potere con suo padre, Valeriano. Insieme governarono durante uno dei periodi più difficili della storia dell'Impero Romano, un'epoca caratterizzata da disordini civili, sconfitte militari e invasioni esterne. Questa fase storica divenne nota in seguito come la crisi del III secolo.


Busto dell'imperatore Gallieno.
Museo Palatino, Roma.
Foto di
Sailiko, 2016.


Nel 260 d.C., Valeriano fu catturato in battaglia dal re persiano Shapur I e passò alla storia come il primo imperatore romano fatto prigioniero da forze nemiche. Questo lasciò Gallieno come unico sovrano di un impero profondamente instabile. 

La sua autorità fu immediatamente messa in discussione da una serie di rivolte e spinte separatiste. Diversi generali si proclamarono imperatori, tra cui Ingenuo, Regaliano, Macriano e Emiliano, mentre in Occidente Postumo fondò il cosiddetto Impero Gallico, che comprendeva la Gallia, la Germania e la Britannia.

Nonostante queste battute d'arresto, Gallieno adottò energiche misure per preservare ciò che restava della struttura imperiale. Avviò una serie di riforme militari, tra cui la più importante fu la creazione di una riserva di cavalleria mobile con base nell'Italia settentrionale. Questa forza, destinata a rispondere rapidamente alle invasioni e alle minacce interne, avrebbe influenzato lo sviluppo della successiva organizzazione militare romana.

Gallieno modificò anche la struttura della leadership militare promuovendo ufficiali provenienti dalla classe equestre, aggirando la tradizionale élite senatoria. Si trattò di una risposta pratica alle esigenze del comando in tempo di guerra, ma segnò un cambiamento nella gerarchia sociale dell'impero.

L'imperatore ottenne alcuni notevoli successi militari. Nel 259 d.C. sconfisse gli Alemanni vicino a Mediolanum (l'odierna Milano), contribuendo a garantire la sicurezza della frontiera settentrionale italiana. Potrebbe anche aver partecipato alla vittoria romana sui Goti a Naissus nel 268 d.C., benché fonti successive attribuiscano quella battaglia al suo successore Claudio II.

Uno degli aspetti più distintivi del regno di Gallieno fu la sua decisione di tollerare il cristianesimo. Dopo la precedente persecuzione dei cristiani da parte di suo padre, Gallieno emanò un editto nel 260 d.C. che consentiva alle comunità cristiane di professare apertamente la propria fede e di riottenere le proprietà confiscate. Questo segnò il primo riconoscimento imperiale formale del cristianesimo come religione tollerata.

Gallieno rimase al potere per quindici anni, un regno insolitamente lungo per quel periodo. Nel 268 d.C., mentre assediava il generale ribelle Aureolo vicino a Milano, fu assassinato da membri del suo stesso staff. La sua morte aprì la strada all'ascesa al potere di Claudio II.

Fonti romane successive, tra cui l'inaffidabile Historia Augusta, descrivono Gallieno in modo negativo. Tuttavia, gli storici moderni tendono a considerare il suo regno come un periodo di transizione. Di fronte a una pressione schiacciante, Gallieno adattò le istituzioni esistenti e adottò misure per rafforzare il sistema imperiale. Sebbene non gli riuscì di ripristinare l'unità dell'impero, fu comunque capace di tenere unite le province centrali in un periodo di notevole frammentazione e disordine.

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