La parola della settimana: CALAFATO
calafàto
(Incroci obbligati 12130)
Sost. s. m. [dall'arabo قلاف /qallaf/, greco bizantino καλάφης /kalaphēs/ "calafato"]: operaio specializzato nel calafataggio (anche, più raramente, calafatatura), cioè in quell'insieme di operazioni che sono necessarie, nelle costruzioni navali, a impermeabilizzare e rendere stagne con stoppa e catrame le giunzioni fra le tavole di legno nel fasciame degli scafi. La radice araba e bizantina del termine è entrata nella lingua italiana attraverso i contatti marittimi e commerciali durante il Medioevo, in particolare in regioni come Venezia e Genova, che all'epoca erano importanti repubbliche marinare.
Durante il periodo bizantino, i costruttori navali e i calafati di lingua greca erano importanti nel Mediterraneo e la loro terminologia si diffuse attraverso le reti commerciali. Quando l'influenza dell'Impero bizantino si affievolì e le repubbliche marinare italiane salirono alla ribalta, molti termini greci bizantini vennero adottati in italiano grazie ai continui scambi e interazioni.
Il ruolo del calafato era fondamentale nel settore navale, soprattutto durante l'età della vela, quando le navi in legno dominavano le flotte navali e commerciali. Il calafato utilizzava materiali come la stoppa per calafataggio (fibre di canapa imbevute di catrame) per riempire gli spazi tra le assi dello scafo di una nave. Questo processo impediva all'acqua di infiltrarsi nella nave, mantenendone così la galleggiabilità e l'integrità strutturale.
Nei cantieri navali storici, il calafato era un lavoratore esperto ed essenziale. Senza la sua competenza, le navi non potevano sopravvivere a lunghi viaggi, soprattutto in condizioni di mare agitato. I famosi cantieri navali di Venezia, come l'Arsenale, facevano grande affidamento sui calafati per produrre le loro rinomate galee.
La professione del calafato è talvolta menzionata nella letteratura e nei documenti storici, a sottolineare l'importanza del suo lavoro. Ad esempio, in vari romanzi marittimi e resoconti storici delle battaglie navali, il ruolo del calafato è riconosciuto come fondamentale per il successo e la sicurezza della flotta.
Oggi, con l'avvento dei materiali e delle tecniche di costruzione navale moderne, il ruolo tradizionale del calafato è in gran parte scomparso. Tuttavia, nel restauro delle navi storiche e delle repliche, le abilità del calafato sono ancora richieste.
Il calafato simboleggia la maestria artigianale che era prevalente nella costruzione delle navi storiche. Il suo lavoro richiedeva non solo forza fisica, ma anche una profonda conoscenza dei materiali e della progettazione navale. Questo artigiano utilizzava diversi strumenti specializzati, come mazzuole (dette "magli da calafato") e speciali scalpelli da calafataggio, per inserire la stoppa nelle cuciture. Tali strumenti sono diventati reperti storici e sono talvolta esposti nei musei marittimi.
L'Arzanà di Venezia, uno dei cantieri navali più famosi della storia, impiegava numerosi arsenalotti (cfr. La parola della settimana del 23 settembre 2023) specializzati nell'arte del calafataggio. L'efficienza e l'abilità di questi operai contribuirono al dominio di Venezia nel commercio marittimo e nella potenza militare della Repubblica Veneziana durante il Medioevo e il Rinascimento.
La parola "calafato" racchiude una ricca storia di artigianato e commercio marittimo. Riflette gli scambi linguistici e culturali tra il mondo arabo, quello greco e quello italiano ed evidenzia l'evoluzione della tecnologia di costruzione navale. Sebbene il ruolo tradizionale del calafato sia in gran parte svanito, la sua eredità rimane una parte importante della storia marittima.
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