La parola della settimana: SPADARA



spadara 

(Incroci obbligati 96137)


Sost. s. f. [der. di (pesce) spada]: Rete da pesca, molto alta e lunga alcuni chilometri, impiegata per la cattura del pesce spada, il cui uso, essendo nocivo per varie specie (delfini, tartarughe marine, ecc.), è oggetto di aspre contestazioni (cfr. Treccani, Vocabolario online della lingua italiana, voce: "spadara").

Le spadare sono reti eccezionalmente lunghe, che in alcuni casi si estendono fino a venti chilometri e possono raggiungere profondità di trenta metri. Una volta posizionate in mare, vengono lasciate andare alla deriva, soggette ai capricci delle correnti marine, formando di fatto vaste e impenetrabili barriere che lasciano poche possibilità di fuga.

I pesci che incontrano queste reti, spesso definite "muri della morte",  hanno minime possibilità di evasione. I movimenti dei pasci, che spostano masse d'acqua, attraggono le reti, che sono sensibili ai cambiamenti di corrente.

La pesca con le spadare è particolarmente disumana a causa del suo basso livello di selettività. Si stima che solo il 18% delle catture sia costituito dalla specie desiderata - tipicamente il pesce spada, come suggerisce il nome "spadara". Le catture accessorie comprendono una grande varietà di animali marini, dai delfini e dalle focene alle tartarughe marine, fino ai capodogli e alle balene. Ogni anno, migliaia di cetacei sono vittime di queste reti.

Per questi motivi, l'uso delle spadare è stato vietato per la prima volta dalle Nazioni Unite (Risoluzione 44/225, dicembre 1989), seguite dall'Unione Europea, che nel 1991 ha reso illegale l'uso di reti di lunghezza superiore a due chilometri e mezzo (Regolamento CEE n. 345/92) e nel 1997 ha disposto il divieto totale delle spadare a partire dal gennaio 2002, "per garantire la protezione delle risorse biologiche marine e lo sfruttamento equilibrato delle risorse di pesca nell'interesse sia dei pescatori che dei consumatori" (Regolamento 894 del 29 aprile 1997).

Tuttavia, in Italia, poco è cambiato. La Corte di Giustizia europea ha multato l'Italia per non aver "monitorato, ispezionato e sorvegliato" il suo territorio o per non aver adottato "misure adeguate contro i responsabili delle infrazioni". Quindi, la legge esiste, ma la sua applicazione è carente.

Spadara lunga 14 chilometri sequestrata a 30 miglia da Capri.
Immagine tratta da ANSA.it, 11 luglio 2016 

L'efficace applicazione delle regole è compliata da vari decreti ministeriali che, spesso su richiesta dei pescatori, hanno rimodellato o aggirato le normative europee. Ciò ha reso i divieti meno rigidi, da un lato, e più difficile rintracciare e perseguire i trasgressori, dall'altro.

Le spadare che si allungano nel mare, seguendo le correnti come lunghi letali serpenti, devastano l'ambiente marino per chilometri e chilometri. Le leggi approvate via via dall'Unione non sembrano sufficienti a modificare una mentalità profondamente radicata, incentrata sull'interesse personale e sul profitto, che vede il mare come una risorsa da sfruttare senza scrupoli.

Commenti

Post popolari in questo blog

N. 4865 del 19 giugno 2025

N. 4860 del 15 maggio 2025