La parola della settimana: NARSETE



Narsete 

(Triplici incroci obbligati 3588)


Narsete [gr. Ναρσής  /Narsés/; lat. Narsēs] (480-573 circa) fu una figura importante della storia bizantina. La sua vita e la sua carriera esemplificano la complessità del potere, della politica e della strategia militare nella tarda antichità.

Nacque probabilmente intorno al 480 in Persarmenia, parte dell'Impero sasanide, da una famiglia di origine armena. Come eunuco, un ruolo spesso imposto ai giovani destinati a posizioni di alto livello alla corte bizantina, entrò al servizio imperiale e cominciò subito a salire nelle gerarchie statali. La sua carriera iniziale comportò responsabilità amministrative e diplomatiche all'interno della corte imperiale, in particolare in qualità di Gran Ciambellano, ruolo che lo mise a stretto contatto con l'imperatore Giustiniano I e con l'imperatrice Teodora.

Narsete in un mosaico rappresentante la corte
di Giustiniano. Ravenna, Basilica di San Vitale.


Nel 532 Costantinopoli fu scossa da una devastante rivolta, nota con il nome di Tumulti di Nika, che fu scatenata da una combinazione di rivalità tra fazioni sportive e una diffusa insoddisfazione nei confronti del governo dell'imperatore Giustiniano I. Le opposte fazioni di corridori di carri della città, i Blu e i Verdi, tradizionalmente feroci rivali, si unirono contro l'imperatore dopo che un tentativo malriuscito di sedare i disordini precedenti aveva portato a esecuzioni capitali pubbliche. Nel corso di una settimana, i rivoltosi bruciarono ampie zone della città, tra cui l'originale basilica di Santa Sofia (Hagia Sophia), e nominarono persino un imperatore rivale, Ipazio. Di fronte alla minaccia di perdere il trono, Giustiniano pensò inizialmente di fuggire dalla città, ma fu persuaso a rimanere dall'imperatrice Teodora, che raccomandava una risposta decisa.

Per sedare la ribellione, Giustiniano impiegò sia la forza militare che la strategia politica. Mentre il generale Belisario preparava un assalto armato, l'eunuco Narsete si infiltrò tra i rivoltosi nell'Ippodromo, portando con sé denaro fornitogli dall'imperatore. Prendendo di mira i blu, fece appello alla loro lealtà di fazione e offrì tangenti, riuscendo a dividere l'opposizione. Con le fazioni indebolite, le truppe di Belisario assaltarono l'Ippodromo, uccidendo decine di migliaia di rivoltosi e ristabilendo l'ordine. La brutale repressione della ribellione stabilizzò il regno di Giustiniano, permettendogli di continuare le sue ambiziose riforme e campagne territoriali. I Tumulti di Nika rimangono un esempio drammatico di come la diplomazia e la forza possano combinarsi per risolvere una crisi politica.

La fama più duratura di Narsete deriva dal suo ruolo nella Guerra gotica (535-554), nell’ambito della campagna di Giustiniano per il recupero delle province occidentali dell'Impero romano. Sebbene Narsete fosse inizialmente subordinato al brillante generale Belisario, le tensioni tra i due ostacolarono la loro collaborazione, portando al ritiro di Narsete nelle prime fasi della guerra.

Nel 551, Giustiniano affidò a Narsete il pieno comando delle forze bizantine in Italia. Nonostante i suoi settant'anni – età piuttosto avanzata per un generale – Narsete si dimostrò un maestro di strategia e logistica. Tra i suoi successi più importanti ricordiamo la battaglia di Tagina (luglio 552), in cui Narsete sconfisse in modo decisivo il re ostrogoto Totila, leader carismatico che aveva rivitalizzato la resistenza gotica. L'uso di una fanteria compatta e disciplinata da parte di Narsete superò la cavalleria di Totila, assicurando alle froze bizantine una vittoria fondamentale.

Narsete condusse poi la battaglia dei Monti Lattari, anche conosciuta come battaglia del Vesuvio (ottobre 552), che segnò il crollo definitivo del potere ostrogoto in Italia. Le forze di Narsete sconfissero i resti dell'esercito gotico, guidato dal re Teia, ponendo fine alla guerra e assicurando il controllo bizantino sulla penisola italiana.

Dopo la guerra, Narsete rimase in Italia con l'incarico di stabilizzare la Penisola. Si occupò della ricostruzione delle città e delle fortificazioni danneggiate durante il lungo conflitto. Il suo mandato di governatore fu caratterizzato da riforme amministrative volte a integrare l'Italia nel sistema bizantino. Tuttavia, il suo governo non fu privo di controversie. In particolare, la pesante tassazione e i disordini locali misero a dura prova i rapporti con la popolazione italiana.

Negli ultimi anni di vita, Narsete perse il favore del successore di Giustiniano, l'imperatore Giustino II, e dell'imperatrice Sofia. Una storia apocrifa suggerisce che Sofia inviò a Narsete una conocchia d'oro, deridendolo per il suo status di eunuco e suggerendogli di tornare ai lavori domestici. Questo insulto avrebbe spinto Narsete a invitare i Longobardi a invadere l'Italia, causando ai Bizantini la perdita del territorio italiano. Sebbene questa storia venga spesso ripetuta, si tratta probabilmente un'invenzione successiva piuttosto che un fatto storico.

Narsete morì intorno al 573, probabilmente a Roma o a Costantinopoli. Il suo contributo all'Impero bizantino fu immenso. Essenzialmente, Narsete condusse in porto il disegno di Giustiniano di ricreare un Impero romano riunito, anche se temporaneamente. Le sue campagne militari dimostrarono l'efficacia di un'attenta pianificazione, dell'adattabilità e dell'uso della diplomazia e della forza.

La vita di Narsete è poi una testimonianza delle opportunità e dei limiti che gli eunuchi dovevano affrontare nella società bizantina; nonostante la mancanza di formazione militare in gioventù, egli emerse come uno dei più grandi generali del suo tempo.

L'eredità di Narsete è quella di un brillante e leale servitore dell'Impero bizantino, i cui successi rivaleggiano con quelli del suo contemporaneo Belisario. La sua storia continua ad affascinare gli storici per le sue intuizioni sulla politica, la cultura e la guerra del mondo tardo-romano.

Commenti

  1. Segnalo un piccolo refuso nell'ultimo paragrafo ("Narste"). Buona serata a tutti. (Piergiorgio Samaja)

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